Credo di aver sempre avuto un buon rapporto con la morte. Non che non sia un evento per me triste o che non soffra pazzamente dell’assenza di chi ho amato, anzi. Ma ho sempre accettato il fatto che la vita abbia una fine.
L’essere stata a contatto con gli animali fin da piccolissima mi ha portato ad avere esperienze con il cessare della vita quasi da subito. Mi ricordo bene la morte del mio primo gatto, avevo cinque anni, e prima ancora dei miei criceti. Poi bisnonni, un cugino quando eravamo ancora molto piccoli entrambi, alcuni amici.
Ma sopratutto, i miei animali. Ho cominciato ad accompangnarli nel loro trapasso molti anni fa, ogni volta che ho potuto, quando era la cosa giusta da fare. Hanno attraversato la porta verso l’infinito tra le mie braccia quasi tutti. E la chiamo ‘porta verso l’infinito’ perchè la storia del ponte dell’arcobaleno mi fa salire la glicemia. Specie per l’uso che ne fanno le sciure nei post sui social.
Presente i commenti del tipo ‘vola felice lassù sul ponte dell’arcobaleno pikkolo angelo!!’ e giù caterbe di emoji con i cuoricini spezzati e gli arcobalenini con le nuvolette? Ecco.
La morte, questa cosa inevitabile che nessuno accetta e sulla quale non si può scherzare. E’ vero. la separazione è dura, l’assenza lascia vuoti pazzeschi, e questa vita è strana, spesso si fatica a trovargli un senso.
Però tutto si crea e nulla si distrugge, dicono. E secondo me sta roba è vera sopratutto nel caso degli animali, che sono rimasti un tutt’uno con la catena della vita, sono natura, universo infinito.
Pure i gatti, nonostante la loro catena preveda essere alimentati con scatolette di carne di cinghiale albino raro, ribes bio delle foreste protette e salmone pescato solo da norvegesi che si chiamano Olaf o niente, non la mangiano. Anche loro sono un tutt’uno eterno con la vita. Qualsiasi cosa sia questo eterno.
Sarò completamente pazza, forse, ma a volte sento la presenza di alcuni dei miei mici anche se scomparsi da anni. Sento un rumore, un odore, cose a caso e completamente scollegate dal luogo e dal momento in cui sono e, a seconda di cosa accade, lo associo ad un mio compagno peloso che non c’è più. Almeno non nella forma che conoscevo.
A volte quando sono seduta a leggere sento un peso leggero che si appoggia sulle gambe, ma mi guardo intorno e non c’è nessuno. E anche se potrebbe essere un’inizio di perdita delle mie facoltà cognitive e motorie, a me piace pensare che chi una volta mi si accoccolava vicino quando leggevo sia lì accanto a me, ancora una volta.
Perchè quando accolgo animali in casa glielo prometto: io sempre con te, e tu sempre con me.
E per i gatti quel ‘sempre’ va oltre quello che vediamo, forse.
